Dividendo, dal latino dividendus

«Da dividersi», in questo caso l’utile, tra gli azionisti. Un atout cui, anche a fronte dei crolli in Borsa, molti investitori guardano, con interesse. La cedola, infatti, «è un flusso di denari “sicuro” molto importante – ricorda Luca Ramponi, direttore investimenti di Aureo gestioni sgr -. Sul lungo periodo, tra il 40-50% della performance dei listini è costituita dai dividendi».
Già, i dividendi. Per valutarne il rendimento gli esperti, tra i diversi indicatori, guardano al dividend yield: cioè, il rapporto tra la cedola e l’ultimo prezzo dell’azione. «Di fatto, il rendimento immediato del titolo, senza considerare i guadagni, o le perdite, in conto capitale».

Ebbene, proprio a causa della discesa dei corsi azionari quest’ultimo rapporto è salito. Mediaset per esempio, secondo i dati forniti da Facset, ha un rendimento del 13,16% (chiusura al 24/8/2011) sulla cedola 2010. Rispetto al dividendo stimato per il 2011, invece, lo yield è dell’11,48 per cento. A2A, dal canto suo, sul 2010 rende il 10,7%, per scendere alla stima del 7,06 sul saggio legato all’esercizio in corso. Enel, invece, offre un dividend yield dell’8,2% (2010) e dell’8,4% (stima per il 2011). Più basso, al contrario, il ratio di StMicroelectronics: il gruppo italo-francese dei microchip, sempre secondo Facset, rende il 5% rispetto alla cedola 2010 e il 6,3% sulle previsioni del dividendo 2011.