LO SCHIZOFRENICO SQUILIBRIO DELL’EUROZONA

Era partita anni fa tra l’entusiasmo generale, ma ben presto ci si è accorti del fatto che mettere insieme troppe culture (anche economiche) diverse avrebbe pregiudicato il principio stesso di uguaglianza. Impossibile, infatti, pretendere che Spagna e Germania, così come Grecia e Italia stessero tutte allo stesso passo, cancellando secoli di storia e formamentis come anche decenni di governi e malgoverni (come nel caso dell’Italia), convinti che ciò che era stato fatto in passato non facesse sentire i suoi effetti proprio adesso.

Euro

E di fatto così è stato. Non solo, ma dopo le travagliate vicissitudini che hanno contraddistinto la storia recente, anche l’ottimismo (che in realtà è venuto a mancare poco dopo l’istituzione della moneta unica) ha iniziato a vacillare. E adesso, come se non bastasse, si è arrivati al più paradossale dei panorami: un’economia disastrata con disoccupazione da record e tagli continui alle stime di crescita. Eppure, in tutto questo la moneta unica continua a essere forte. Troppo forte rispetto a ciò che in realtà nasconde dietro di sè. A prescindere dagli impegni che Mario Draghi aveva assunto l’anno scorso a luglio per  alvare l’euro. In realtà non ci è riuscito del tutto. O, per meglio dire, lo ha fatto ma nella maniera sbagliata.

Si, perchè in questo momento la bce sta iniziando a diventare il filosofo chiuso nella sua torre d’avorio che non si vuole mischiare ai plebei ben più interessati a pompare denaro nelle loro economie, piuttosto che puntare a  controlli congiunturali. I quali, però, non hanno portato a nulla di buono. Prima di tutto per quanto riguarda l’Esm: difficile il salvataggio bancario in un panorama ancora frammentato e di fronte all’ostilità di Berlino. Fiscal Compact che diventa una realtà difficile da digerire e che lega le mani alle amministrazioni statali. Omt che a dire il vero sembra più una minaccia di occupazione straniera che non un programma di aiuti visto che la Spagna, la prima che avrebbe potuto chiederne la sperimentazione, ha preferito varare riforme talmente forti e severe da rischiare la guerra civile piuttosto che permettere alla troika di mettere piede sul suolo (finanziario) iberico.

Ad aiutare tutto ciò non arriva nemmeno la solidarietà fra popoli che passano il tempo a guardarsi con sospetto e a recriminare agevolazioni più o meno meritate, a rivendicare ricchezze calcolate con metodi più o meno accettabili (la ricchezza privata italiana più alta di quella tedesca a sua volta minore anche dei “poveri” spagnoli che piangono miseria), mentre la stampa nazionale (tedesca su tutti) non perde tempo per accusare le altre cancellerie di voler sobbarcare a Berlino i problemi più gravi.

Come risultato schizofrenico, il calo sensibile dei rendimenti di Roma e Madrid e il crollo di quelli di Parigi (altra sorvegliata speciale in preda a difficoltà economiche che hanno provocato il crollo anche della popolarità di Hollande arrivata al 27% praticamente la più bassa della storia). Il motivo? A sentire gli esperti potrebbero essere diversi gli attori sulla scena che hanno permesso questo risultato: di fondi internazionali in cerca di rendimenti appetibili (ma su basi non disastrose come può dirsi di Roma) fino ai giapponesi i quali, con le nuove mosse della BoJ vedono di buon occhio anche il Vecchio COntinente. Anzi, soprattutto quello, perchè “protetto” dalle garanzie Bce. Garanzie che, però, nessuno ha ancora visto nè provato.

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